repertorio

Le Allegre Comari

da William Shakespeare



Le allegre mogli, o spose, come sarebbe più corretto tradurre dall’inglese “The Merry Wives”, 

nell’immaginario collettivo sono da sempre le “Comari” di Shakespeare. 

Ma non sono donne pettegole o leggere, tutt’altro, sono invece donne per bene, oneste e sincere che, provocate, decidono di divertirsi alle spalle di chi pensa a sua volta di approfittare di loro,  ovvero Sir John Falstaff.


In una Venezia di fine 1600 la tranquilla routine di famiglie borghesi ricche e annoiate viene scossa da due missive amorose che il nostro ardente cavaliere, Sir John per l’appunto, invia ad Alice e Margherita, irreprensibili mogli di due ricchi signori veneziani. 

Sono due donne virtuose, amiche, che provengono da famiglie con profonde differenze filosofiche sulla vita, sui rapporti tra uomo e donna e sulla libertà. Le due signore, stuzzicate da Falstaff abbandonano ben presto lo sdegno di una proposta così sfacciata per dedicarsi, con l’aiuto di Comare Faina, ad una serie di burle e prese in giro ai danni del malcapitato “seduttore”. 


Tra esilaranti tranelli e vere e proprie imboscate riuscirà il nostro eroe Sir John Falstaff a concupire Alice e Margherita? Oppure questo vecchio tronfio fanfarone prenderà una bella lezione? Non mancheranno ovviamente intrecci di vite,  di figli ribelli e pretendenti improbabili 

o scene di furente gelosia...


Lasciatevi dunque travolgere dalle peripezie delle nostre allegre Comari. Lo spasso è garantito ma anche gli spunti di riflessione non mancheranno. 


Interpreti e personaggi


Ruggero Fiorese:

Sir John Falstaff 


Mitch Salm:

-Lord Fenton

giovane signore  

-Franco Vio

ricco borghese


Roberto Zamengo:

-Giorgio Pagan

agiato mercante

-Faina

dama di compagnia


Claudia Leonardi:

-Dottor Caio

medico

-Alice Vio

moglie di Franco

-Padre Ceruleo


Sara Corsini: 

-Piada

oste della Locanda 

-Margherita Pagan moglie di Giorgio

e Annetta sua figlia


Il Mercante di Venezia

Raccontato dai comici

da William Shakespeare • testo di Pino Costalunga 





Su di un palcoscenico, dei Commedianti dell’Arte di una compagnia di terz’ordine, vogliono intrattenere il pubblico raccontando una storia lugubre e strana: quella dell’usuraio Shylock che pretende una libbra della carne dell’odiato Antonio, come interesse per una somma prestata. 

È il “Mercante di Venezia” shakespeariano, che si avvale delle maschere della tradizione italiana per narrare, divertendo, l’imbroglio, la menzogna e la perversione dei rapporti

basati solo sul valore del danaro... 

Una storia antica che riesce a parlare ancora e forse più fortemente a noi uomini di oggi. 

In questo nostro “Mercante”, protagonisti, come detto, sono la Maschera, che rappresenta l’ambiguità e la bugia ed il Palcoscenico, quale spazio dell’azione, come la vita è il teatro dell’umana finzione. Tutto l’intreccio delle relazioni tra questi Comici è basato su di un rapporto di dare ed avere, sull’uso della maschera per rubare “umanità”, rendendo così credibile la menzogna.

E se il pubblico si divertirà a questo spettacolo e riderà di quello che sulla scena sta succedendo, sappia che sta ridendo amaramente di se stesso...

Interpreti:


Roberto Zamengo

Shylock, Jessica, Lancillotto, Diavolo


Claudia Leonardi:

Porzia, Prima popolana


Ruggero Fiorese:

Bassanio, Seconda popolana 


Daniele Baron Toaldo

Antonio, Nerissa, Terza popolana


Musicista alla fisarmonica... e altro: Moira Mion

I semi della follia

di Benoit Roland e Roberto Zamengo da E. Labiche


Regia Benoit Roland


XXX... per indicare un numero: 30.
Trent’anni dalla fondazione di Teatroimmagine, celebrando questo traguardo con un nuovo progetto. Una sfida intrigante e folle accettata non senza pensare alla nostra tradizione: affrontare un vaudeville, genere teatrale che vedra` il suo successo verso la fine del XIX° secolo, ambientandolo nei psichedelici anni ‘70. Abbiamo trovato molte analogie fra il vaudeville e la Commedia dell’arte: innanzitutto i personaggi, con caratteri ben determinati ma senza intenzioni psicologiche, i ritmi incalzanti, i colpi di scena, la critica indirizzata a una determinata classe sociale, gli «a parte» al pubblico e soprattutto il comico di situazione. Abbiamo voluto fare un passo verso una direzione nuova, meno convenzionale e piu` sperimentale.
Gli anni ‘60 sono stati un «periodo cerniera», dove le differenze di classe sociale sono diventate fratture, dove la morale e` diventata un concetto obsoleto, dove i pensieri erano in evoluzione, in espansione e in rivoluzione. Nel decennio successivo questi cambiamenti divennero ancora piu` esasperati ed e` per questo che abbiamo adattato il nostro testo a quel periodo, per permetterci una maggiore liberta` di codici.
L’opera di Eugene Labiche “L’affaire de rue de Lourcine”, scritta nel 1857, ambientata nella Francia dei salotti borghesi parigini, viene catapultata nella Venezia dell’epoca post Beatles. Su questo sfondo si stagliano figure grottesche che, in bilico tra incubo e sogno, realta` e fantasia, portano lo spettatore dentro ad un mondo bizzarro, stravagante, ironico, folle ma tremendamente verosimile.


Regia Benoit Roland


Interpreti:


Claudia Leonardi

è Teresa moglie di Leone


Daniele Baron Toaldo

è Leone


Ruggero Fiorese

è Helmut 

e il cugino Battiston


Roberto Zamengo

è Ugo



La strana storia del

Dottor Jekyll & Mr. Hyde

di Benoit Roland e Roberto Zamengo da R.L. Stevenson


Regia Benoit Roland


Perché il « Dottor Jekyll & Mr. Hyde » ?

Quando ho riletto “Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr. Hyde”, scritto nell’800 dallo scrittore inglese R.L. Stevenson, mi sono fatto avvolgere dall’atmosfera londinese, a tal punto di sentirne gli odori delle strade e del Tamigi, i rumori dei passi e dell’acqua, le luci dei lampioni e delle case di notte, il tutto ovattato dalla nebbia.
Subito mi son venuti alla mente immagini di Venezia, i rumori dei passi nelle calli buie, l’acqua dei canali, la sirena dell’acqua alta, il torpore delle luci dei palazzi e dei campielli. La nebbia londinese somiglia stranamente al “caigo” veneziano, a tal punto che le due città si possono fondere e confondere l’una con l’altra. E da qui è partita la mia rivisitazione di questo romanzo. Dalla bruma londinese escono il Dottor Jekyll e Mr Hyde e dal “caigo” veneziano sono usciti il Dottor Jacopo e Miss Heydi, Ottone e Tellurio, ma anche Teodolinda e Lucilla, Pantalone e Fontego.
A differenza di R.L. Stevenson, per lo spettacolo non ho voluto lavorare sul lato “cupo e malvagio” del protagonista, ma sul contrario del carattere del personaggio, sull’antinomia, sull’opposto.
Abbiamo affrontato le prove con l’intento di dare un senso a quest’ambivalenza dataci dal romanzo originale, utilizzando la chiave di lettura e di gioco della Commedia dell’Arte. Grazie a quattro brillanti attori, che prendono di petto questo tema interpretando, quasi in modo schizofrenico, il loro personaggio e il suo contrario, abbiamo fatto nostra questa storia. Ancora una volta il testo diventa solo un pre-testo per immaginare nuove situazioni, per parlare di temi attuali, per giocare e per divertirci con il pubblico e con la maschera, ovvero con le nostre personali “pozioni”, che ci permettono per il tempo dello spettacolo di diventare qualcun altro. (Benoit Roland)

Regia Benoit Roland


Interpreti:


Ruggero Fiorese:

Dr. Jacopo, Miss. Heidy


Roberto Zamengo : Pantalone,

Fontego servo del dottore


Claudia Leonardi:

Lucilla figlia di Pantalone, Teodolinda governante del dottore


Daniele Baron Toaldo: Ottone figlio del dottore, Tellurio



Il Promessi Sposi

di Benoit Roland e Roberto Zamengo da Alessandro manzoni


Regia Benoit Roland


“Vi sembrerà curioso, ma non sapevo neanche cosa fossero “I promessi sposi” prima che Teatroimmagine mi proponesse di mettere in scena il romanzo di Alessandro Manzoni, ma ho subito capito che questo classico della letteratura italiana è per ogni italiano un ricordo impresso a vita nella sua memoria, un ricordo dal sapore forte tra odio e passione, ma che non lascia nessuno indifferente.
È strano, ma nella mia cultura francofona, belga, “I promessi sposi” è un romanzo sconosciuto di cui non si parla neanche al liceo. Invece, Victor Hugo (il nostro Manzoni) ogni italiano sa chi è stato e che ha scritto “I miserabili”. Ma perché? Perché “I promessi sposi” non hanno mai varcato le Alpi? Cosa rinchiude di speciale questo romanzo, che da quasi due secoli fa parte della coscienza collettiva di tutto un popolo? Tante sono le domande che hanno alimentato il nostro lavoro, la nostra ricerca.
Che un belga metta in scena un tale “monumento” della letteratura italiana può sembrare pretenziosa follia. Al contrario, penso che questo ci permetta di dissacrare questo classico, più per divertimento che per sfida. In effetti “le jeux” è il filo rosso di tutto lo spettacolo: “jeux” è una parola francese che ha questo doppio significato di “gioco” ma anche di “recitazione”. Ma attenzione, non vogliamo offrire al pubblico uno spettacolo recitato, bensì giocato, offrire il lato festoso del teatro dove l’attore non è uno strumento di un testo, di un regista, d’una scenografia, ma di se stesso.
Rappresentare questa saga infinita, questo “tourbillon” di personaggi in cinque attori e un musicista è come fare un salto mortale su una corda sospesa: tu fai Lucia, ma poi diventi la Contessina Attilia che si traveste da gendarme mentre Agnese fa il Griso, Renzo si trasforma in Don Rodrigo, Don Abbondio è la Monaca di Monza ed Azzecca Garbugli è anche Padre Cristoforo, il tutto coronato dalle allegre note di una fisarmonica.
Ogni attore ha allo stesso tempo il doppio ruolo d’artefice e vittima delle proprie azioni per narrare al pubblico una storia immortale, drammatica e crudele, ironica e grottesca, tenera e romantica, ma soprattutto attuale”. (Benoit Roland)



Regia Benoit Roland


Interpreti:


Roberto Zamengo:

Renzo, Don Rodrigo, Perpetua


Martina Boldarin:

Lucia, Contessina Attilia, un Gendarme


Ruggero Fiorese: Azzeccagarbugli,

Fra’ Cristoforo, un Bravo


Carlo Corsini:

Don Abbondio,

il Capitano di Giustizia,

la Monaca di Monza


Claudia Leonardi:

Agnese, Griso, Nibbio,

un Gendarme


Alex Modolo:

Musicista (Fisarmonica)



Il Barbiere di Siviglia

di Benoit Roland e Roberto Zamengo


Regia Benoit Roland


“Come può una compagnia di Commedia dell’arte avere l’insolenza di mettere in scena un’opera classica come “Il Barbiere di Siviglia”? Ci ricordiamo tutti l’apertura di Rossini: “…la ran la lera, la ran la là”. Non ci viene, ogni tanto, di cantare sotto la doccia “Figaro qua, Figaro là”? Si, quest’opera fa parte, inesorabilmente, della nostra cultura storica e sociale. Le arie più celebri sono state usate in tutti i frangenti: cinema, musica, televisione.... e tocca a noi, oggi, con la nostra esperienza ormai ventennale, di “profanare” un monumento del repertorio operistico italiano.
“Il Barbiere di Siviglia” è un’opera leggera e buffa. Già nella scrittura del libretto (datato 1816 e inizialmente intitolato “Almaviva, o sia l’inutile precauzione”), riconosciamo subito sotto le vesti di Bartolo il nostro Pantalone de’ Bisognosi: avaro, sospettoso, eternamente innamorato d’una fanciulla tanto più giovane. E Figaro, non somiglia al nostro simpatico Arlecchino, sempre pronto a seminare intrighi attorno a lui? Il Conte d’Almaviva ci ricorda tanto Florindo, l’innamorato dell’ “Arlecchino servitore di due padroni” e Rosina è la classica giovane innamorata. Don Basilio, maestro di musica, sapientone e corruttibile, somiglia stranamente al nostro panciuto Dottor Balanzone.
Come ci è congeniale sin dal nostro esordio, e non ultimo per l’allestimento de “I Promessi sposi”, il libretto de “Il Barbiere di Siviglia” scritto da Sterbini, non è niente altro che un pretesto, o meglio, un pre-testo; una ragione apparente che metteremo davanti a noi per nascondere l’autentico motivo della nostra scelta... lo sapete già, in fondo non vogliamo celare le nostre intime motivazioni che sono il divertirsi e divertire il pubblico, rileggendo l’opera di Gioacchino Rossini a modo nostro, con il nostro “savoir faire”, con autoderisione, senza complessi, senza tralasciare il lato musicale e canoro evitando però il confronto con la divina Callas e colleghi, in virtù dell’unico vantaggio di non essere dei cantanti ma solamente… attori!” (Benoit Roland)

Regia Benoit Roland


Interpreti:


Ruggero Fiorese: 

Figaro (barbiere)


Roberto Zamengo:

Bartolo (mercante, tutore di Rosina


Martina Boldarin:

Rosina (ricca pupilla in casa di Bartolo)


Daniele Baron Toaldo:

Conte d’Almaviva


Luca Gatto:

Basilio (dottore in latino)


Alex Modolo:

Gilberto (musico



Robin Hood

una leggenda veneziana

di Benoit Roland e Roberto Zamengo


Regia Benoit Roland


“Il mio nome è Hood... Robin Hood, Principe dei ladri…”.

Mito, leggenda, cronaca: molti scrittori hanno raccontato le imprese del popolare Robin, che al contrario di quanto si pensava… nacque in laguna.
Teatroimmagine vi racconterà la storia del nostro eroe lagunare, e se non ci credete vuole dire che non credete neanche a Babbo Natale. Peccato…
É dal tardo medio evo che aspettiamo il salvatore dei poveri, colui che eliminerà ingiustizie e ineguaglianze, ma noi crediamo ancora che quest’uomo sia esistito, e anzi, che ne siano esistiti più di uno, uomini o donne che hanno fatto della giustizia e dell’uguaglianza il loro cavallo di battaglia, restando pero’ spesso sconosciuti.

Una vicenda d’amicizia, d’amore e di giustizia, di libertà e di oppressione, comica e drammatica, dove la speranza e il credere nei valori veri della vita ci danno coraggio e voglia di migliorare questo pazzo mondo. I nostri occhi sono sempre quelli della Commedia dell’Arte, filtro magico che trasforma ogni storia colorandola con l’ironia, gioia di vivere e musicalità!

Regia Benoit Roland


Interpreti:


Martina Boldarin:

Marianna, pupilla del Doge,

Campagna Lupia, sicario,

Donna Rosa, nobildonna, Rossella


Luca Gatto:

Roberto del Cappuccio


Roberto Zamengo:

Il Magnifico, Zanni il Piccolo


Daniele Baron Toaldo:

Robin Hood, Maremonti, guardia


Ruggero Fiorese:

Il Doge Riccardo, Frate Tuck, Patrizio, nobiluomo



Il Mastino dei Baskerville

Ovvero la ridicolosa storia dello Zanni azzannato

di Pino Costalunga da Sir Arthur Conan Doyle


Regia Roberto Zamengo



“Far teatro è sempre stato sinonimo di “rubare”: i tragici greci rubavano al mito, i latini ai greci e la Commedia dell’Arte attingeva a piene mani dai latini. Goldoni e Moliére furono debitori di molte storie alla Commedia dell’Arte, così come tanto teatro borghese e moderno lo furono agli autori e ai testi del ‘600-‘700.
Anche nel “Mastino dei Baskerville”, l’orecchio attento potrà riconoscere una serie di “ruberie” o, più eufemisticamente “ispirazioni”.
In primo luogo la trama che riprende quella dell’omonimo e famosissimo romanzo giallo di Sir Arthur Conan Doyle, una delle avventure più celebri di Sherlock Holmes. Il tutto, però, contenuto in una “scatola” che è quella della Commedia dell’Arte: Sherlock Holmes diventa Sior Olmo, il Dottor Watson diventa uno Zanni, il naturalista del romanzo un Pantalone e così via. Ma non finisce qui, perché non si faticherà a riconoscere nello spettacolo momenti goldoniani, allusioni boccaccesche (tranquilli, solo vaghe reminiscenze), o addirittura, citazioni pasoliniane.
Dunque, anche noi ci siamo lasciati andare a questi piccoli saccheggi, sul filo del divertimento e del gioco, convinti che il far teatro è anche, anzi, soprattutto un gioco; come la rincorsa, ora è il lazzo che ha il sopravvento, ora il racconto, ora la recitazione o bravura attorale (?!), ora la gag comica. Tutto è utile, tutto è volto al risultato finale: LO SPETTACOLO.
L’inventiva del nostro autore non ha potuto evitare di trasferire questa “ridicolosa storia del mastino…” dalle brume della campagna inglese del Devon alle foschie della Bassa Padana con tanto di giallo da risolvere, intrighi familiari, equivoci ed una esilarante sequela di accadimenti.
Un riallestimento del primo spettacolo di Commedia dell’Arte prodotto da Teatroimmagine nel lontano 1991, che tanti consensi ha riscosso e che ha segnato sensibilmente lo “stile” delle nostre rappresentazioni successive. Spettacolo divertente s’è proposto di essere questo nostro, ed anche un remake in omaggio al suo autore e regista dell’epoca ed a tutto il cast originario, che possa regalare un momento di svago, senza sofisticazioni, utilizzando quel modo antico ma sicuro che è il “modo” del teatro…”.

Regia

Roberto Zamengo


Interpreti:


Ruggero Fiorese:

Zanni Vassòn


Martina Boldarin:

Fiorella, Sior Olmo,

suora


Roberto Zamengo: Scopetton Farfallon, Madre Badessa, Colomba


Daniele Baron Toaldo: Conte Enrico, Evaso


Martina Manfredi: Menego, Suor Pancrazia
Lara Cassandro: Musicista (Fisarmonica)